L'aspetto formale si salda a quello contenutistico in perfetta simbiosi.
Questi soldati sembrano indaffarati nelle loro quotidiane "faccende di guerra": mettere a punto i fucili, metterli in carica, controllare uno zaino...
La loro umanità qui è annullata, non hanno spessore, ridotti a manichini, simili alle sagome che fanno da bersagli nei centri in cui ci si allena a sparare.
La guerra ha assottigliato lo spessore umano, fin quasi ad annullarlo, riducendoli a una dimensione robotica e unilaterale, indifferente a quello che gli sta accadendo intorno.
L'unica speranza è in qualcosa che risvegli le loro (le nostre) coscienze, come la luce che sta trapelando fra le nuvole, che forse li raggiungerà ridisegnandone i connotati, trasformandoli da piatte silouette a figure a tutto-tondo: da sagome a uomini.