from the el, Paul strand, 1915

Strand analizzava la realtà, cercava di cogliere la sua
autenticità e la sua più intima essenza. La sua era una rigorosa
ricerca di obiettività. L’intenzione era quella di rappresentare
fedelmente la vita, evidenziando ogni possibile sfumatura. Strand
dunque documentava il mondo e l’esistenza degli uomini e cercava di
fermare i paesaggi in tutta la loro poetica profondità. Questa
convinzione estetico-stilistica lo portò nei suoi primi anni di
carriera a battersi contro il pittoricismo (anche se sono riscontrabili
in diverse occasioni vistose contraddizioni) per privilegiare la straight photography (fotografia diretta).

In effetti quella di Strand è una "poetica della verità", intenta a trovare la bellezza nella semplicità e nell'essenza delle cose, senza stavolgimenti o abbellimenti estetizzanti.
Nelle sue prove migliori, quindi, la bellezza appare del tutto "naturale", e l'intervento del fotografo sembra non ci sia stato.
In quest'immagine mi piace molto, oltre all'orginilatà dell'inquadratura, la differenza di scala fra uomini e carri da una parte, e la costruzione dall'altra.
L'aspetto originale è che la grandezza di quest'ultima non è rappresentata, ma suggerita da un particolare, da una porzione d'oggetto.
Questo tema, che potremmo chiamare della "rappresentazione indiretta", è affontato da Stand anche in altre occasioni, come questa in cui si parla di un oggetto attraveso la sua ombra:

con le vostre introduzioni avete già descritto molte sensazioni che m'ha trasmesso questa foto...molto bella..la persona nell'unico spicchio di luce della foto ha una forza icnredibile