La fotografia restituisce il mondo: il modo di vivere (modo di pensare, attitudini, costumi...) la realtà naturale e non (il paesaggio, le città...). E' quindi, in massima misura, il "segno dei tempi": lo spirito di un'epoca e la natura che circonda gli uomini in quel torno di tempo (anche la natura cambia: si trasforma, la trasformiamo).
Più del cinema, orientato solo in parte a dar forma a un ritratto della realtà, la fotografia fissa le immagini-simbolo di un'epoca, che nel loro insieme compongono un grande affresco storico.
Siamo abituati a pensare alla storia in termini obsoleti: come mera successioni di fatti (guerre, conquiste, morti illustri, nascita e caduta di imperi ecc.). Ma questi elementi esteriori ci fanno comprendere più a fondo un'epoca, una società, la spiritualità di un popolo?
I manuali di storia dovrebbero essere corredati dai capolavori dei maestri della fotografia: le pagine dedicate alla guerra dalle foto dei grandi fotoreporter, quelle dedicate alla crescita esponenziale della società americana dalle foto dei grandi maestri della foto urbana che hanno immortalato lo svilupparsi delle città statunitensi, quelle sul problema operaio dalle foto che documentano la condizione dei lavoratori ecc.
Pensate che le parole possano illustrare quest'ultimo aspetto meglio delle fotografie sullo sfruttamento di Salgado? E quale narrazione è più efficace delle foto di Ansel Adams nel farci sentire l'imponenza della natura vergine americana cui si trovarono di fronte i conquistatori europei?
Per conoscere a fondo la nostra epoca, allo storico del 4000 saranno più utili le foto dei grandi maestri che le sequenze aride dei fatti di cronaca locale o mondiale che siano.
"They Are Coming" di Helmut Newton.