My Golden Prison III

Continuando a sperimentare

Stefano,
queste foto hanno innescato tutta una serie di pensieri in molti di noi e questo vuol dire che hanno davvero molto di coinvolgente. Stavo riflettendo poco fa proprio su questo, e su come hai rappresentato certi argomenti o meglio su come argomenti simili siano stati trattai da persone differenti. Il titolo dei tuoi lavori è "My golden prison" nelle sue varie versioni. Queste prigioni posson essere esterne a te, come la stanza in cui ti trovi e che diventa il confine entro il quale la tua libertà e costretta. La fisicità e la presenza visiva dell'ambiente creano allor aquello che serve per l'intera storia.
Ma queste immagini possono essere nterpretate anche diversamente. La "prigionia" può riferirsi non solo al binomio uomo+stanza inteso in senso fisico, ma allo stesso visto come metafora. E sono convinto fosse questo quello che tu volevi intendere.
Ma non basta, si potrebbe andare ancora oltre, ed assumere che la vera prigione, dorata appunto, sia il rporpio corpo. Sede dello spirito, dell'anima se vuoi e dei sogni ma sempre fisico, materiale, legato alla terra e alla sua condizione effimera. Ed allora divenata volte un peso, una costrizione. Una prigione dorata.
Devo dire che questa serie la trovo molto interessante. E a questo si aggiunge una riflessione che mi è capitato di fare poco fa: come argomenti simili possano avere sfaccettature diverse ed essere trattai diversamente al cambiare dei protagonisti. Mi spiego meglio. Nonostante abbia visto queste foto ormai da diverso tempo (alcune anche commentandole) solo oggi ho realizzato come abbiano un'idea comune ad una piccola serie che avevo inziato su un altro sito un pò di tempo fa, e che proprio oggi avevo ripreso. Si chiamava "The soul cages" e , le gabbie dell'anima (ed anche, credo, "L'anima e le sue prigioni, non ancora completata - queste cose non si completano mai).
Insomma anche qui una prigione, in un modo o nell'altro. La differenza tra le due è forse la prospettiva. La tua prigione è vista dal di fuori: un osservatore vede la tua stanza o te e percepisce questo come la prigione di cui parli. Qualcuno guardava verso di te e vedeva la prigione dorata, intuendo da lì (o credendo di intuire) i tratti caratteristici, l'anima del prigioniero. Nel mio caso ero egoisticamente io, prigioniero, a guardare fuori. Le sbarre le barriere, i limiti che percepivo erano la separazione dal mondo esterno. Ero io a guardare fuori.
Insomma mi sono trovato con due differenti prosepttive ed è stato decisamente interessante. Quasi cinematografico se vuoi. Dall'esterno guardare all'interno (o cercare di farlo) e viceversa.
Credo che questi tuoi lavori continueranno per molto: ne vale la pena e il territorio è vastissimo.
Buon lavoro (e divertimento)!
Brian

Brian, questi tuoi commenti mi lasciano senza parole. Solo il pensiero che qualcuno possa approfondire a tal punto una mia immagine, rifletterci sopra, fare delle ipotesi e delle congetture mi riempie di gioia
Indubbiamente hai ragione, la mia prigione è una stanza, è un pensiero, è il mio corpo, è persino un telefono che non permette di comunicare come si vorrebbe..la mia prigione può essere tante cose.
Sarei curioso di vedere il lavoro di cui parli, potresti darmi il link? Vorrei vedere quest'altro punto di vista che mi hai descritto.
Sul fatto che sono regista di me stesso stavolta hai ragione: è vero c'è del malessere, libertà che manca, lavoro 7 giorni su 7, ho difficoltà nell'interagire con chi amo, la mia ragazza, la mia famiglia, i miei amici, i giorni che si ripetono tutti uno uguale all'altro, quindi lo spunto per creare un'immagine affranta c'è, ma molto è creato. Non era così nell'altro lavoro dove le immagini rispecchiavano uno stato d'animo reale. Insomma come dici tu, il territorio è vasto, interpretazione, creatività, invenzioni come quelle nate da uno spunto venuto da fuori (vd. commento di frensike)
Ti ringrazio tantissimo Brian
Ste

Ciao Stefano,
come ti dicevo si tratta di "associazioni" che sono venute dal vedere questi tuoi lavori. Si trattava di foto singole, non pensate come filone. Ma c'era un'idea che a distanza di tempo, e per vari motivi è tornata a galla e potrebbe essere un filone o una serie. Diciamo che queste che ti metto qui sotto sono ancora "stand-alone", degfli assaggi di direzioni che devo ancora definire ma che in qualche maniera si stanno "visualizzando".
A prescindere dalle foto in sè, sarà interessante proseguire con le discussioni e le idee.

http://www.maxartis.it/showphoto.php?photo=102237&cat=500&ppuser=2309
http://www.maxartis.it/showphoto.php?photo=90595&cat=500&ppuser=2309
http://www.maxartis.it/showphoto.php?photo=82864&cat=500&ppuser=2309

A presto,
Walter/Brian

Hai ragione, vedo tante sbarre, e la vita dietro, oppure il pensiero, o come ti commenta qualcuno semplicemente una musa, un'idea..ci devo ragionare un pochettino sopra cmq..le voglio visualizzare tutte quante con estrema calma..ho notato comunque che i books, le seire ti spingono a dover pensare, a dover attingere ai propri stati più creativi, molto più di quanto non lo faccia la singola foto..questo filo conduttore delle sbarre mi piace molto

Ma non può essere l'unico. Qualche foto con questo come base è ok, ma poi la stessa idea deve muoversi e cambiera forma.
Vediamo che succede in futuro.
A presto,
Brian