In poco più di cinquanta metri quadrati in via del Piscinello a Perugia un gruppo di giovani ha creato un angolo fuori dal coro: Common’s Lab. Uno spazio da cui parte una rete che unisce giovani dai 20 ai 30 anni alla ricerca di risposte da parte di una città che spesso tende a emarginare la vere realtà in nome di fantomatiche costruzioni. Perciò ora, quando a Perugia il volume della musica è fin troppo alto, il Common’s Lab fa una proposta autogestita per aggiungere la propria nota. Per alcuni forse stonata proprio perché composta in alternativa ai circuiti ufficiali e istituzionali. E’ così che parte oggi “C jazz” una settimana di iniziative musicali, ma anche di visual art, scambi, assaggi gastronomici e scintille di pensiero per relazionarsi con una città in movimento non sempre, dicono loro, nella direzione migliore. “C-jazz, si può leggere come critical jazz, ma non per questo vuole essere una manifestazione anti Umbriajazz - commentano i ragazzi del Common’s Lab - piuttosto è una proposta che permette ad altri di entrarci in qualche modo dentro”. Il contributo del Common’s Lab al festival prevede un susseguirsi, dal tardo pomeriggio alla prima serata, di una serie di proposte musicali che privilegiano le contaminazioni, le sperimentazioni, la ricerca. “Vogliamo rilanciare un’idea di musica che esuli da qualsiasi genere - aggiungono - ma che sia un combo culturale e sociale di contaminazioni e meticciaggio, ecco che la C si può anche leggere commons come processo di autonomia e liberazione dai dispositivi di dipendenza delle nostre vite”. Ad aprire il calendario oggi alle 19 è il talento del pianista compositore perugino Filippo Fanò che proporrà con “Greta & Filippo” i suoi ritmi tra jazz e dintorni. Nel programma seguono dj set e jam session con un gran finale, sabato 17, che vede la libera partecipazione di diverse formazioni musicali. Sulle pareti del Common’s lab è anche possibile, durante C jazz, vedere la mostra collettiva “My world” a cura dell’artista giapponese Ayumi Makita con opere realizzate da 14 artisti di varie nazionalità: italiana, giapponese, coreana, equadriana. E in particolare la colletiva, nata in collaborazione con il criminologo Christian Costantino, vede l’inserimento di lavori realizzati dalle persone detenute nella Casa di reclusione "Due Palazzi" di Padova. Nello spazio autogestito di via del Piscinello basterà semplicemente entrare e partecipare. Magari dire la proprio in aree di discussione estemporanee: in calendario c’è già uno scambio di idee sull’accesso libero e gratuito agli spazi degli eventi culturali della città