Quando Gehry progettò i primi edifici inaugurando il suo stile "libero" e le sue forme plastiche e sciolte da ortogonali e simmetrie, salutai la cosa con approvazione, anche perché contribuiva a "liberalizzare" l'architettura da schemi e regole.
Il mio dubbio, però, è quanto la sua presunta libertà non sconfini in una sorta di anarchia figurativa, quanto cioè ci sia di realmente creativo e quanto di semplicemente gratuito.
Il museo di Bilbao, che ho visitato qualche anno fa, mi è piaciuto, e fra l'altro lo trovo ben contestualizzato, perché Bilbao è una città industriale e il titanio si raccorda con questo aspetto e con altri edifici del territorio.
Un edificio che ho visitato a Praga, invece, non mi è piaciuto: non trovo efficace la combinazione fra i due elementi principali, li vedo "appiccicati" l'uno all'altro, più che una composizione mi sembra un'accozzaglia (il fatto che siano diversi non c'entra, esistono elementi che si possono combinare "per contrasto"):
Francamente, inoltre, mi sembra che col passare del tempo Gehry si sia adagiato su sé stesso, ha trovato una formula e ha continuato a ripeterla senza sviluppi per ognidove, dagli Stati Uniti all'Europa, all'Asia.
Io ho un'idea di architettura un po' diversa: progettare significa aprire un dialogo con la città che l'edificio andrà ad abitare, magari anche un dialogo dialettico, fatto di contrasti e opposizioni.
Non si può pensare all'edificio come se stesse in una campana di vetro, non è un quadro da esporre in un museo.
Mi sembra che molti edifici progettati da Gehry siano come sculture appoggiate sul suolo, indifferenti a tutto il resto: così si rischia di fare soprammobili su scala urbana, ansiché architettura.
Comunque in generale rimango di opinione positiva, anche se i grandi maestri di questa arte secondo me sono altri.