Sicuramente suggestivo, ma la pot-produzione è davvero pesante: siamo a metà strada fra la fotografia e la pittura fatta col mouse ansiché col pennello (questo naturalmente non è un difetto, è così e basta).
In questi ritratti lo stile è più importante del contenuto, l'esibizione di una "maniera" (come la chiamava il Vasari) più centrale della ricerca della verità, l'elemento intellettuale e la ricercatezza sono preponderanti rispetto alla freschezza, alla vitalità, al calore.
In conclusione avvicinerei A. Dragon non tanto a qualche fotografo, ma ai manieristi fiorentini: pittori del 500 sicuramente affascinananti e che condividono con lui l'approccio freddo e intellettuale, il gusto per l'eccentrico, l'allontanamento dal dato naturale a favore dello stile ricercato e a volte bizzarro. Il tutto filtrato con gli occhi moderni di un George Grosz, pittore tedesco del 900, di cui potete vedere un'opera seguendo questo link:
http://graphics8.nytimes.com/images/2006/11/15/arts/15gros_CA3.650.jpg