- LauraB ha scritto:
- Bella questa foto! C' è la fusione tra realtà e
l'immaginazione, tra cielo e mare. Nella parte inferiore della foto le
onde del mare hanno la consistenza delle nuvole. Gli uccelli hanno
perso la loro consistenza materiale e sono diventate ombre e le ombre
invece hanno preso una consistenza materiale... Ma come ha fatto a fare
una foto così? Che tecnica ha usato?
C'è un gran lavoro
di camera oscura, con mascherature ed esposizioni multiple
differenziate a seconda delle zone della stampa. Sottolineo che ho
visto due grandi esposizioni di Giacomelli in occasione della
ricorrenza della sua morte: non c'è confronto fra le foto visualizzate
sullo schermo e gli ingrandimenti cartacei. In Giacomelli c'è un
aspetto artigianale, di lavoro sulla materia, che tiene conto della
consistenza della carta, della sua superficie (più liscia, meno
liscia), e approda a risultati stupefacenti grazie alla latitudine di
posa della pellicola e della carta stessa. Sullo schermo tutto ciò in
parte si perde...
Comunque ribadisco la mia idea: per giudicarlo
dobbiamo far slittare leggermente i nostri parametri abituali. Un
paesaggio di Giacomelli è sempre un paesaggio INTERIORE, anche quando
raffigura campi e colline sta parlando dell'animo e dei sentimenti
umani. Solo in questa ottica i suoi bianchi puri e quasi accecanti, i
suoi neri densi come catrame, le mascherature, le volute
sovraesposizioni, le inquadrature sghembe, i tagli apparentemente
arbitrari, tutto diventa coerente e dotato di senso.
Naturalmente
siamo agli antipodi dei fotografi classici alla Ansel Adams. Ma si
dovrebbe riflettere come proprio questi fotografi più tradizionali
hanno tributato a Giacomelli una stima assoluta e incondizionata,
considerandolo un maestro.
Ansel Adams è come Cezanne, Giacomelli come Leopardi.