BUON GIORNO (perchè ora è già un nuovo giorno) cari Ragazzi.
Credo che dopo tutto questo tempo vi siate scordati di me..... poco male.
Mi hanno incaricato di co-moderare questo Forum, e siccome riesco meglio a leggere, che a fotografare (....almeno per ora....) vorrei presentarvi un'idea: La proposta di 1 libro a settimana.
Noi, dell'italico suolo calpestatori, siamo noti per le gesta di santi, navigatori ed eroi... ma ben poco per quelle di semplici lettori, a meno che non ci si riferisca a roba tipo "La Gazzetta dello Sport" "Il Corriere dello Sport-Stadio" o "Tuttosport"; roba da cultura superiore....... da sbirciatina al caffè sotto l'ufficio... magari alle spalle di uno che si è messo a leggere prima di noi e che esita a voltare pagina, perché si è accorto che stiamo lì, alle sue spalle, a sbirciare (e si cominicia ad innervosire.....).
Personalmente preferisco leggere libri, non giornali: pochi i romanzi, non sò bene perché; meglio le cose un pò più vere, come la storia ad esempio. O le biografie, o i libri come quello di cui voglio parlarvi oggi:
I SEGRETI DI ROMA scritto da Corrado Augias, noto ai più per le sue apparizioni in TV con programmi e dibattiti su storie ed avvenimenti vari.
[img][/img] Pubblicato da Oscar Mondadori, lo trovate scontato del 25% su www.bol.it, ma credo sia acquistabile a meno del prezzo di copertina (€ 9,00), peraltro per niente eccessivo, un pò dappertutto.
Fa parte di una quadrilogia (mamma mia che brutta parola!) che comprende altre 3 importanti città simbolo della nostra epoca, e direi anche di epoche remote (I MISTERI DI LONDRA; PARIGI; NEW YORK) che ancora non ho letto e di cui perciò non oso dire nulla.
La cosa interessante di questo libro, che si "brucia" nel giro di pochi giorni, è che ti immerge in una Roma non "turistica" per i tipi con il naso all'insù, che arrrivano con macchine fotografiche da 2.000 € e poca dimestichezza con la fotografia, portati in giro (è proprio il caso di dirlo), su quei ridicoli atuobus senza tetto, di colore rosso, che girano per la città, eredi ben poco romantici delle vecchie e sempre più rare (...e care) carrozze trainate da cavalli, che sono in via di estinzione.
La Roma che si snoda attraverso il fluente racconto di Augias, è piena di piccoli aneddoti, storie, segreti, che ti consentono di apprezzare ancora di più quel palazzo, quello scorcio, quel piccolo cimitero semiabbandonato, che ti fanno scendere in certe cripte di chiese semi sconosciute, o che ti conducono per mano in posti assolutamente privi di "glamour" turisitico da era dei consumi.
Qui si possono rivivere le pulsioni di Michelangelo, i presagi di Giulio Cesare, le nefandezze di decine e decine di Papi, la tragica spavalderia che condusse al rogo Giordano Bruno, la romantica frase sulla tomba di quel tal poeta inglese, John Keats ("Qui giace colui - il cui nome fu scritto sull'acqua"), o gli sfrontati sonetti di quel Gioacchino Belli, che con i suoi versi così coloriti e divertenti, cercava di lenire la sua vita, in fondo così triste e noiosa.... qui si vede Roma come forse non la si conosceva prima, e questo, se mi consentite, mi fa molto piacere e mi incuriosisce.
Perchè se io fotografo un palazzo, un monumento o uno scorcio di città, sapendo cosa avvenne in quel posto, chi visse in quelle stanze, chi ebbe triste sorte o tanta fortuna in quell'angolo di Capitale, forse, dico forse, riuscirò ad inquadrare meglio il soggetto, a catturare la giusta luce, a far "rivivere" il dramma, l'episodio, l'emozione di quel fuggente momento, che oramai altro non è che storia.
Voglio chiudere qui, perché vi vedo con l'occhio pendulo ed annoiato, e ve ne chiedo scusa, ma "devo" inserire due citazioni: una triste, ma alquanto vera, presa dalla visita di un antico convento di Cappuccini, situato tra la fine di Via Veneto e Piazza Barberini. Vi è conservata un'opera del Caravaggio, ma la più importante "attrazione" - come la definisce Augias - è costiuita dai sotterranei, dove sono
" accumulate e disposte con maniacale ingegno decorativo, le ossa di circa quattronila frati, deceduti tra il XVII ed il XIX secolo, quivi ricomposte dai loro confratelli. Lo spirito dell'ossario coglieva il senso cupo ed ammonitore diffuso nella società, e vieppiù nelle regole monastiche del convento, alla fine dell'800. In un cartiglio è scritto: "SEI CIO' CHE FUMMO, SARAI CIO' CHE SIAMO" Per motivi scaramantici vi saluto chiudendo con un sonetto del Belli, a me particolarmente simpatico, che potrete legge a pagina 128, che descrive un amplesso di due umili popolani:
" l'occhi invetriti peggio de li matti - sempre pelo co ppelo, e bbecc'a bbecco - viè e nun venì, fà e pijja, ecco e nun ecco - e ddaijje, e spiggne, e inarca, e striggni e sbatti. E' un gran gusto er fregà! Ma ppe ggodello più a ccicio, ce vorria che ddiventassi - Giartruda tutta sorca, Io tutt'uccello. "
Buona Lettura e buona notte!