Aurora Amato
Numero di messaggi : 1132 Età : 41 Localizzazione : Perugia Data d'iscrizione : 08.04.08
| Titolo: Duane Michaels, il paradigma della sequenza Mer 25 Mar 2009, 09:35 | |
| Cita Picasso, Magritte e Duchamp, ma resta irrimediabilmente se stesso. Critica Cindy Sherman e Nan Goldin ma come loro provoca il pubblico. Michals usa la fotografia per entrare nei mille aspetti della nostra psiche Spesso pensiamo ai fotografi come a dei tipi duri e puri. Zaino in spalla, mano lesta a fare clic, una buona dose di spregiudicatezza che a volte sconfina in cinismo. Duane Michals, che oggi è un anziano ed elegante signore di 74 anni, è un fotografo di tutt’altra pasta. Poeta, scrittore, un po’ filosofo e molto ironico, è soprattutto uno che, con molta classe, la fotografia l’ha strapazzata parecchio per piegarla ai suoi pensieri. Concettuale quindi? Mica tanto, perché è nella materia dell’immagine, nella sua natura un po’ infingarda, che Michals ha soprattutto lavorato. Una delle sue celebri frasi, che rimbalza ogni qualvolta si parla di lui, recita nel seguente modo: “Quando vedete le mie immagini, state guardando i miei pensieri”. Il punto è che i pensieri di Michals non sono dati una volta per tutti, così come un’immagine non li può raccogliere tutti. Piuttosto sono fluttuanti, cangianti, forse destabilizzanti. E così sono le sue foto. Sequenze, attimi fuggenti rincorsi nel loro dipiegarsi e contraddirsi. In quel loro andare da un’altra parte rispetto a quello che ci si immagina. Quasi immagini filmiche, allusive e movimentate come è la realtà che intendono catturare. Senza però credere più di tanto che proprio lì, al nocciolo duro della verità, possa arrivare un’immagine: “Non credo affatto nella possibilità di raggiungere la profondità dei soggetti”, ha tagliato corto una volta per tutte. Piuttosto quello che gli interessa cogliere è ciò che mai potrà essere visto veramente e che, se ha a che fare con la verità, ne restituisce una versione molto ellittica: turbamenti, straniamenti, piccole e grandi ossessioni. Non a caso un altro leitmotiv del suo pensiero dice che “quel che non posso vedere è estremamente più interessante di quello che posso vedere. Per questo credo nell’immaginazione”. E per questo, quando si parla di Michals, e nonostante lui stesso alzi dei paletti, spesso si è scomodata la metafisica. Gran parolone per uno che, un po’ snob e molto provocatorio, ha sempre sbandierato ai quattro venti che non crede nella fotografia come arte, né come mestiere. Che tanto meglio è stato per lui “non averla studiata, né conoscerne le regole”. L’unica certezza, se così si può chiamare, è che la sua fotografia è ciò che meglio racconta la sua personalità e la sua arte. Imprevedibile e mai sazia. E connotata sempre da una profonda eleganza, da un tratto che riesce a unire la nitidezza che ci aspettiamo da un’immagine fotografica a quella allusività un po’ sghemba che traspare in una creazione artistica. Duane Michals, nato da una famiglia di immigrati cechi trasferitasi in Pennsylvania, comincia a fotografare durante un viaggio in Russia del ‘58. Fino allora aveva cercato di dipingere e di capire la poesia, con Walt Withman in cima ai suoi pensieri. Quando mette in mostra per la prima volta le foto scattate in Russia, apparentemente molto normali, quasi elementari, già c’è chi grida al successo. Ma lui sorprende tutti, perché anziché diventare un fotoreporter come ci si sarebbe aspettati, comincia a lavorare ai fianchi della fotografia e della sua idea. Scrive poesie o piccoli testi sopra le sue foto: foto-testi, appunto, che nascono nel 1974 e con i quali mostra che non è affatto vero che la fotografia esaurisce il potenziale narrativo. Così a volte ci dipinge anche sopra. Ma al tempo stesso guarda all’arte, a quella vera, non solo ritraendo dei mostri sacri come Magritte, Duchamp e Warhol, ma appropriandosi del loro sguardo. E di quello di de Chirico e di Balthus, artisti che fanno vedere molto più di quanto appare. È così che nascono alcuni doppi ritratti, in puro stile magrittiano, dove di nuovo il valore dell’unicità dell’immagine svapora nell’ambiguità, fatto per cui si guadagna la fama di uno dei padri dell’avanguardia americana. E così anche nasce il celebre ritratto di un uomo allo specchio che guarda la sua immagine irrimediabilmente distorta. Proprio come l’aveva dipinta Picasso, che però aveva fatto specchiare una donna. Ma non è tutto, perché da uno come lui, che ha abbondantemente trafficato con l’arte, ci si aspetterebbe almeno un po’ di rispetto per alcuni suoi protagonisti. E invece, già in età avanzata, eccolo lì che fa le pulci ad altri mostri sacri dei nostri giorni: Nan Goldin e Cindy Sherman, perché lui se deve scegliere tra i fotografi preferisce il classico Ansel Adams, anche se il suo eccesso di rigore non incontra sempre i suoi favori. Ma ce n’è anche per Vanessa Beecroft, Andre Serrano e Andreas Gursky e per i critici che li celebrano: “Non cercare di essere un artista. Semplicemente fai il tuo lavoro e se il tuo lavoro è vero diventerà arte”, bacchetta dall’alto dei suoi anni, dei venti libri pubblicati e delle tante mostre che ha collezionato in giro per il mondo, a cominciare dal MoMa nel ‘70 fino all’Aspen Art Museum nel ‘91, passando per il Kunstverein di Francoforte, il Musée d’Art Moderne di Parigi, l’Art Institute di Chicago, l’International Centre of Photography di New YorK, solo per citarne alcune. di Adriana Polveroni per “La Repubblica delle Donne” http://www.photoinsider.com/pages/michals/michals.html | |
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scafroglia
Numero di messaggi : 1209 Età : 42 Data d'iscrizione : 16.04.08
| Titolo: Re: Duane Michaels, il paradigma della sequenza Mer 25 Mar 2009, 11:13 | |
| a parte il tema su quattro colonne che hai riportato (bellissima la presentazione) dov'è che si possono vedere un po' di sue foto? mi pare che nel sito linkato non ce ne siano, o sbaglio? | |
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Aurora Amato
Numero di messaggi : 1132 Età : 41 Localizzazione : Perugia Data d'iscrizione : 08.04.08
| Titolo: Re: Duane Michaels, il paradigma della sequenza Mer 25 Mar 2009, 13:24 | |
| ho sbagliato link, va beh ora ne cerco un altro | |
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Aurora Amato
Numero di messaggi : 1132 Età : 41 Localizzazione : Perugia Data d'iscrizione : 08.04.08
| Titolo: Re: Duane Michaels, il paradigma della sequenza Mer 25 Mar 2009, 13:29 | |
| http://collectionsonline.lacma.org/mwebcgi/mweb.exe?request=link;dtype=d;page=701900101;id=10130;type=701
Qui ne trovate alcune. | |
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angelo Admin
Numero di messaggi : 2480 Data d'iscrizione : 15.10.07
| Titolo: Re: Duane Michaels, il paradigma della sequenza Sab 28 Mar 2009, 14:08 | |
| Secondo me dovremmo approfondire questo fotografo, perché il suo approccio è assolutamente personale. Avevo un amico che ne andava matto e possedeva molti suoi libri, ma vive a Milano. Comunque si dovrebbero cercare su internet le serie complete, non le singole foto, è nel "racconto", secondo me, che Duane dà il meglio di sé. Fra le foto cui porta il link, a me piace molto questo ritratto di Warhol: | |
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LauraB
Numero di messaggi : 3012 Localizzazione : Perugia Data d'iscrizione : 23.04.08
| Titolo: Re: Duane Michaels, il paradigma della sequenza Sab 28 Mar 2009, 14:50 | |
| Interessantissima questa tua segnalazione Aurora! Non lo conoscevo ma da quello che leggo e dalle poche foto che vedo mi piace tanto...chissà se ci sarà qualche sua mostra in giro per l'Italia! Vedrò di carpire qualche informazione... | |
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| Titolo: Re: Duane Michaels, il paradigma della sequenza | |
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