Un grazie ad Angelo per aver così bene espresso (come sempre!) il senso e lo spessore di questa immagine.
In generale, credo siano quelle "pennellate" virtuali, quelle linee di forza che nascono dalla composizione, dagli oggetti, dalla scena e dalla loro integrazione, armonia o disarmonia, voluta o meno, che fanno la differenza, e definiscono il carattere e il valore dell'opera e del suo creatore.
....la mente che studia ed osserva un'altra mente, un artista che studia ed osserva un altro artista e il suo lavoro. Ciascuno gravita intorno all'altro, ciascuno con la propria metodologia e i propri mezzi. L'asimmetria dell'osservare ed essere osservati, il gesto di chiusura di cui parla Angelo.
Quante cose in un solo, piccolissimo scatto.
La fotografia non è solo rappresentazione di un attimo per quanto piacevole o vero, il suo respiro non ha lo spazio di quel momento, di quel luogo. A volte prescinde completamente da essi.
E' invece solo l'inizio di un dire, un raccontare, scoprire. A volte il processo è graduale, è come un accompagnare, far intuire e intravedere.
Altre volte è una vera e propria irruzione nell'intimo del personaggio, una improvvisa e quasi violenta intromissione che getta via subito ogni mediazione e in un istante arriva al fonodo, al nocciolo, all'anima.
Senza mezzi termini, senza chiedere autorizzazioni, getta via il superfluo, le barriere e le difese costruite giorno per giorno. Brucia via tutto quanto e lascia la storia, l'anima.
L'uomo e il suo mondo.
Questa per me è fotografia.
La disposizione nel piano, la padronanza della luce, l'atmosfera: tutto questo come indizio, semplice punto di partenza, fulcro attorno al quale ruota l'immensa energia del soggetto (e non importa che sia un nome famoso come Pablo Picasso), del suo mondo e del suo tempo.
Saluti,
Walter